Tra gli otto santi cappuccini, fioriti tra i secoli XVI e XIX, Ignazio è l’unico canonizzato vissuto nel ‘700. Risulta il primo in ordine di anzianità: ottanta anni di età, trascorsi tra Laconi e Cagliari nei primi tre quarti del ‘700, e sessanta anni di speciale consacrazione tra i cappuccini, nella Sardegna.
Visse tra un fiorire di miracoli, sin da fanciullo, nel paese di Laconi, nel Sarcidano, circondato da boscaglie di querce. Incontrando in piazzuole « dei puttini a giuocare » — assicurano i processi informativi — Vincenzo (era il suo nome di battesimo) si soffermava a guardarli e « preso un baccolino andava indicando or questo, or quello, dicendo: Tu sei del cielo ». Quei fanciulli, da lui indicati, nel giro di pochi giorni, andavano davvero al cielo. Un dì, all’ora di pranzo, lo zio Pietro Sanna aveva solo due pani disponibili e molta gente, che aveva lavorato sulla sua terra, doveva mangiare. Intervenne Vincenzo e assicurò che quella provvigione era sufficiente. Così fu, perché tutti « mangiarono a soddisfazione… e ne sopravanzò per riportarne a casa ».
Da quanto riferisce e documenta il Summarium, edito nel 1868 nella Positio super virtutibus e che riserva ben 121 pagine sui miracoli operati in vita e 86 pagine sui miracoli compiuti dopo morte, frate Ignazio risulta il santo più spettacolare dei cappuccini. Ci son tutte le prove per qualificarlo un personaggio da leggenda, uno di quei santi che appaiono trasognati e tutta luce nei mosaici absidali delle antiche basiliche cristiane.
E’ scontato che non sono i miracoli a fare il santo, ma il quotidiano impegno e sforzo di servire Dio. Se il miracolo è segno della santità, la santità è grazia di Dio e collaborazione dell’uomo.
Pur luminosa di miracoli, la vita di Ignazio fu decisamente donata a Dio. Particolarmente dai venti agli ottanta anni.